Luigi Tenco, il ricordo di un amico, Roy Grassi.

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Gulliveriana
icon13  view post Posted on 27/1/2009, 01:25





27 Gennaio 1967

"L'Hotel Savoy è ancora pieno di luci e di gente. La sua hall è tutto un incrociarsi di voci, di commenti. Si è da poco abbassato il sipario sul Festival di Sanremo ed i giudizi sui risultati occupano le chiacchiere di tutti.

Gli abiti luccicanti delle signore riempiono la sala di bagliori, gli smoking tirati degli uomini cominciano ad accusare qualche piega. In tutto questo mondo di fatuità e d'interessi, dove si sono avverati i sogni dei "patron" delle case discografiche, dove "chi doveva essere lanciato" è stato lanciato... dove non la migliore canzone, ma quella più commerciale è stata enfatizzata, qualche cosa di misterioso e d'inspiegabile sta per avverarsi.

Sono le tre meno un quarto, ad un tratto un colpo di arma da fuoco echeggia sotto le volte stuccate dell'hotel. Vi è un attimo di silenzio, non si capisce bene cosa sia accaduto e da dove il colpo sia echeggiato. Poi un richiamo; viene dalla camera 219 della dependance: c'è un morto disteso per terra. La gente corre, si alzano delle urla, delle invocazioni: si chiede un'autoambulanza: il corpo di Luigi Tenco giace sul pavimento vicino al letto; giace supino con un ginocchio un po' sollevato. È ancora vestito con l'abito di scena, non ha cravatta e la camicia è un po' sbottonata. Un rivolo di sangue esce dalla tempia. La cantante Dalida e Lucio Dalla (che sembra sia stato il primo ad accorrere, dato che la sua camera è attigua a quella di Tenco) cercano invano di portare i primi soccorsi al cantante: non c'è più nulla da fare, un colpo di pistola alla testa ha ucciso all'istante Luigi. (...)"


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Luigi e Dalidà, acquerelli di MVC/Gulliveriana© , 2007





Il carattere

"Ho letto e sentito molte cose, in questi ultimi tempi, su Luigi: libri, articoli, opinioni; alcune buone, altre cattive, altre ancora scritte come se l'autore parlasse di un'opera del seicento e non di una persona, di un essere umano. Alcune mi hanno fatto andare su tutte le furie, sembravano scritte "alla Sgarbi" e questo per me vuoi dire fare uno sfoggio di eloquenza e dialettica inutile, nel senso che, per esempio, al posto della frase: Mi sembra una cosa bella, si scrive: Considerando l'estasi inferiore dell'anima ed i principi estetici dell'uomo, possiamo prendere in considerazione questa opera partendo dagli estetismi intrinsechi che spinsero S.Agostino e S.Francesco ad osservare la natura, non come un atto fine a se stesso, bensì come un'opera destinata... E chi più ne ha, più ne metta. Basta avere una discreta cultura ed il dono della parola per confondere con le chiacchiere senza dire nulla di concreto, facendo però una certa impressione.

Ebbene Luigi è stato oggetto anche di manovre simili. Ma nessuno, dico nessuno ha descritto l'"uomo", la persona, come Luigi era nel bar quando prendeva il caffè, quando giocava o quando era preoccupato per il suo lavoro. Si è voluto trasformare l'artista in un mito; ma Luigi deprecava essere un mito. Si è voluto stravolgere ogni sua azione in un'azione sragionatamente grandiosa, singolare, quando di singolare non vi era nulla; e per finire, cosa ancora più amara per me, si è voluto ad ogni costo attribuire a lui cose che non gli appartenevano. Lungi da me voler parlare male di Luigi; ma, siccome la cosa che mi tormenta e mi ha tormentato di più è sapere che per alcune persone Luigi non è altro che il povero fesso che si è ucciso per una canzone, lo stesso disagio lo provo quando sento parlare di Luigi come di un Santo (altra cosa che lui aborriva!). Certo era una persona speciale e di un'intelligenza eccezionale; ma era pur sempre un essere umano, con le sue debolezze e le sue paure. A me è sempre piaciuto ricordarlo come era: estremamente disponibile, semplice, ma nello stesso tempo complesso ed indecifrabile.

Molte persone non hanno capito (e del resto come avrebbero potuto farlo?) che Luigi non mostrava mai il suo "vero essere". Quel suo stare in disparte, scontroso e silenzioso, non faceva assolutamente parte del suo carattere, ma era il risultato di un senso di disagio che egli provava nel mischiarsi alle persone, nel parlare con loro, e della paura di essere frainteso, malgiudicato.(...) "


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Vedrai vedrai, olio di MVC/Gulliveriana© , 2008





Il lavoro

"Luigi era solito provare e riprovare le sue canzoni. Passava dall'ascellare un pezzo, un fraseggio, a rifarlo; ma non era mai uguale, mai riusciva a seguire l'originale.
Il suo animo buttava fuori a getto continuo nuove melodie, nuovi fraseggi, sempre più belli, sempre più complessi, in un'onda senza fine. Era come se il suo spirito continuasse a creare in continuazione e lui non sapesse dove fermarsi, cosa scegliere.

Quando lo coglieva la malinconia o chissà quale nostalgia, dal suo sax uscivano vere poesie. Poi magari si irritava se glielo facevo notare. Come già più volte ho detto, detestava essere banale. E per lui essere triste o dolce era banale.
Non voleva sentir parlare di "amore", che faceva rima con "cuore"; ma le sue più belle canzoni parlavano tutte di amore.

Spesso lo "pizzicavo" seduto sul letto di camera sua, mentre suonava il sax. Da come suonava capivo il suo stato d'animo, le sensazioni che gli si agitavano dentro; ma non gli si poteva chiedere nulla.
Era diverso da quando si scatenava in fraseggi indiavolati di jazz, la sua gioia di vivere non aveva nulla a che fare con i tristi blues ai quali si abbandonava di tanto in tanto.
Il suo modo di parlare, di ridere, si rispecchiava nella musica che suonava, e per me non era affatto difficile capirlo."




( tratto da Caso Tenco. È stato un suicidio? di G. Roy Grassi, amico di Luigi Tenco).



pubblicato su Favole e realtà



 
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Nicola Grassi1
view post Posted on 10/3/2018, 16:53




Molte cose su Luigi sono vere , specialmente quelle scritte da Roy;ma molte sono inventate.....
 
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1 replies since 27/1/2009, 01:25   365 views
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