Luigi Tenco : più Piemontese, o Ligure?

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Paolo 59
view post Posted on 11/2/2011, 10:17




Cari amici, da anni mi pongo questa domanda.
Il tutto nasce dal fatto che io ho avuto in famiglia una nonna ligure, esattamente originaria e essa stessa nata ad Alassio.
Quindi, per parte di madre, ho sangue ligure.Il che, francamente, non interessa.
Quello che incuriosisce, è che ho dei liguri un concetto che mi sono fatto attraverso i racconti di mia madre, e anche focalizzando certi modi di vedere e affrontare le cose, avendo avuto questi esempi in casa.
Stando alle mie esperienze, mia nonna non dava confidenza facilmente, aveva una certa discrezione. Mia madre era più espansiva, ma conosceva solo il bianco e il nero: le andavi a genio..o no.
E qui potrei continuare e raccontare per ore........
Ma, ripeto, non è su di me che voglio accendere i riflettori, e anzi mi scuso se ho un pò insistito su certe citazioni.
Il fatto è che io mi sono fatto di Tenco una idea che, almeno in parte, risponde a certi requisiti.E molte cose di lui le ho capite (o almeno credo..) rifacendomi a certe esperienze personali.
Mi piacerebbe quindi sentire cosa pensano gli amici del forum, che Luigi lo conoscono prima e più di me.
Penso la cosa sia interssante.
 
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MrVecchiofan
view post Posted on 11/2/2011, 14:07




Caro Paolo59,
penso che questa discussione vada spostata nelle Radici culturali di Tenco, in quanto queste possono includere anche quelle che possiamo definire le sue radici antropologiche. Del resto, è probabile che il tuo interrogativo nasca dalla riflessione (un po' contestata) che si stava facendo sulla piemontesità comune a Tenco e a Pavese e che forse a più a che fare con le comuni origini contadine (la schiettezza, la tenacia e l'ombrosità comuni a entrambi).
Dunque, si può cominciare a parlare più diffusamente delle radici culturali (e antropologiche) di Tenco, dividendosi i compiti. La parte che riguarda la sua formazione musicale classica, le sue conoscenze etno-musicologiche e l'influenza musicale americana toccano... beh, direi proprio a te. Questo lo sai già: perciò non cercare di svignartela.
 
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view post Posted on 11/2/2011, 14:39
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Caro Paolo,
io invece ho lavorato per alcuni anni in Liguria, sulla riviera di ponente ed anche questo potrebbe non interessare agli altri. Mi sono comunque fatto una mia idea: i liguri sono tirchi, ma no tirchi e basta, sono proprio "tirchi, tirchi". Avevo preso in affitto un bell'appartamento sul mare e la mia padrona era una donna di Asti e dunque piemontese. Speravo fosse diversa ed invece....
Poi, una volta, mi capitò di incontrare Bruno Lauzi e rimasi esterrefatto nel constatare quanto fosse, pure lui, ancorche nato da tutt'altra parte, un "ligure".
Questo per dire che certe abitudini, forse, ti si radicano addosso per il solo fatto che in un luogo ci passi buona parte della vita.
Ma Luigi era tutt'altra cosa. Lui non si lasciava influenzare dalle circostanze.
Nel corso di una conferenza tenutasi a Ricaldone, della quale ho riportato il video nel web, un ligure (Michele Maisano) afferma che non ha mai conosciuto, nella sua vita, una persona generosa come Luigi. E gli esempi di generosità, invero, si sprecano raccontando la vita di Luigi fino ad arrivare a quello del suo gesto estremo.
La riservatezza, propria dei liguri, c'era in lui, questo è vero. Ma è un elemento che ho riscontrato anche negli abitanti di Ricaldone e più in generale nei piemontesi.
Luigi amava il mare come i liguri e cantava la sua valle come i contadini piemontesi.
Credo che assommasse in sé gli aspetti positivi di ciò che lo circondava e fosse del tutto refrattario ad usi e costumi più disdicevoli.
Metti in conto poi che buona parte della vita deve averla passata dalla parte dei laghi (Lombardia) o in grandi metropoli come la capitale (Lazio) e forse un po' di generosità gliela abbiamo trasmessa anche noi toscani nel suo periodo di leva militare o quando calava in Versilia dalle parti della Bussola.
Per chiudere direi che non so rispondere ad un quesito così perentorio. Ma ti propongo, a mia volta, un quesito che invece mi pongo io, da anni e forse di più semplice soluzione. Ma Luigi era tifoso del Genoa, della Sampdoria o si portava dentro il fascino dell'Alessandria dove peraltro aveva debuttato Gianni Rivera?
 
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Paolo 59
view post Posted on 11/2/2011, 14:53




Ahahahahahhahahahahahha, questa è bella Massimo.E vabbè, accetto lo sfottò.Tu conosci cose di Luigi come pochi: sai se amava per caso il calcio? Bisognerebbe partire da li. Può essere che non gli interessasse, tra l'altro mi risulta fosse dedito ad altro, come la pesca subacquea.
Andiamo per gradi.
Quanto alla tirchieria, devo dire che mia mamma e mia nonna non lo erano. Ed erano generosissime come pochi..ma....ma....gli dovevi andare a genio. E se una persona non gli piaceva, le cose allora si complicavano.
DEi liguri hanno sempre detto che era gente seria, sincera e soprattutto onesta.
Da come scrivi mi vuoi dire che alla fine uno prende aspetti caratteriali dai vari posti in cui opera.....
La cosa mi convince poco, io credo in realtà che ci siano "anni formativi" che sono anzitutto quelli dell'infanzia (e qui Ricaldone è fuori discussione) e quelli dell'adolescenza ( Genova).Poi uno diventa adulto, inizia a filtrare maggiormente.E a farsi influenzare molto meno.
A vecfan dico che ha ragione, non voglio svignarmela. Interverrò quanto prima nella sezione adatta.
Certo, l'argomento trattato ora poteva farsi nell'altra sezione, infatti volevo aprirlo li. Ma ritenevo che anche qui andasse bene.
SE Fausto riterrà di spostarlo, va bene comunque.
 
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MrVecchiofan
view post Posted on 6/12/2011, 00:32




Mentre proseguiamo il nostro lavoro di ricerca sulla fine di Tenco (che continua a suscitare tante discussioni e perplessità!), non abbandoniamo altri aspetti importanti della sua vita e della sua arte, tra cui appunto quello della sua formazione psicologica e culturale. In tal senso, si possono senz’altro condividere le considerazioni fatte da Paolo, valide in generale nella formazione di qualsiasi Io: “(…) io credo in realtà che ci siano ‘anni formativi’ che sono anzitutto quelli dell'infanzia (e qui Ricaldone è fuori discussione) e quelli dell'adolescenza (Genova). Poi uno diventa adulto, inizia a filtrare maggiormente. E a farsi influenzare molto meno.”
Non c’è dubbio infatti che ognuno di noi risenta dell’ambiente culturale in cui nasce e si forma, intendendo il termine cultura sia in senso antropologico (cioè l’insieme di abitudini, costumi, sensibilità dei luoghi, mentalità condivisa, appartenenza sociale, ecc.) che nel senso stretto di Cultura (con la C maiuscola, come si dice), che a sua volta ne deriva e ne è un riflesso. I luoghi dell’infanzia sono decisivi, ma anche i luoghi delle età successive lasciano indubbiamente le loro “tracce” (anche se già più “filtrate” e consapevoli).

A tal proposito, curiosando su Internet, ho trovato un paio di “chicche” che possono rispondere, in buona parte, al quesito sollevato da Paolo.
1) La prima è tratta dalla nota introduttiva di Italo Calvino (piemontese lui stesso) a "Lavorare stanca" di Cesare Pavese: «"I sânsossì" (grafia piemontese per sans-souci [cioè senza paura, N. d. R.]) è il titolo di un romanzo di Augusto Monti (professore di liceo di Pavese e suo primo maestro di letteratura e amico). Monti contrapponeva (sentendo il fascino dell’una e dell’altra) la virtù del piemontese sânsossì (fatta di spensieratezza e giovanile incoscienza) alla virtù del piemontese sodo e stoico e laborioso e taciturno. Anche il primo Pavese (o forse tutto Pavese) si muove tra quei due termini; non si dimentichi che uno dei suoi primi autori è Walt Whitman, esaltatore insieme del lavoro e della vita vagabonda. Il titolo "Lavorare stanca" sarà appunto la versione pavesiana dell’antitesi di Augusto Monti (e di Whitman), ma senza gaiezza, con lo struggimento di chi non si integra: ragazzo nel mondo degli adulti, senza mestiere nel mondo di chi lavora, senza donna nel mondo dell’amore e delle famiglie, senza armi nel mondo delle lotte politiche cruente e dei doveri civili.»
2) Lo “sdoppiamento” dell’anima piemontese rilevato da Augusto Monti è ancor meglio precisato sul settimanale d’informazione “L’Ancora”: «Sono queste le due anime del Piemonte, che ne "I Sânsossì" Monti ha rappresentato nel contrasto fra la sua generazione e quella del padre: da un lato i “bogia nen”, uomini severi, austeri, dotati di una autodisciplina che può soffocare la fantasia, dall'altro i “bastian contrari” – gli anticonformisti, i ribelli – e i “sânsossì”, gli spensierati, i sognatori.» Tutti questi tratti (dall’austerità taciturna al “bastian contrario” al “sânsossì”) sembrano coesistere in Tenco, certo più che nello stesso Pavese, tanto che verrebbe da dire: più piemontese di così!
A queste due considerazioni va aggiunto che Augusto Monti proveniva lui stesso dalle Langhe, che il suo libro uscì nel 1929 e che vi narrava la saga della sua famiglia dal periodo post-unitario in poi (la generazione dei "padri", insomma): ciò fa ritenere che, più che al Piemonte urbano ed industrializzato, le distinzioni tra “bogia nen” da una parte e “bastian contrari” e “sânsossì” dall’altra si riferiscano soprattutto al Piemonte pre-industriale, contadino e delle colline.
Anche prescindendo dal legame Tenco-Pavese, proposto altrove da Faustonet (al momento fonte di polemiche, ma su cui potremmo sempre ritornare), ciò che si impone a proposito di tali considerazioni non è tanto un possibile “schiacciamento” della figura di Tenco su quella di Pavese, quanto le radici piemontesi e contadine comuni ad entrambi (ma anche allo stesso Monti e, come ho già ricordato, a Beppe Fenoglio, originario di Alba e forse più affine a Tenco dello stesso Pavese). Per di più, il Piemonte degli anni formativi di Tenco era passato attraverso la dura esperienza della Resistenza (di cui resta traccia in “Li vidi tornare”) e, quindi, attraverso quella mentalità e quella cultura azioniste (rigorose, scontrose e libertarie), che credo siano tipicamente piemontesi (Bocca, Bobbio e tanti altri) e che, a un certo punto, si coagularono intorno alla casa editrice Einaudi, che poteva sorgere soltanto a Torino. Ma su questo potrebbe darci ulteriori ragguagli, per recente esperienza diretta, Gully.
La risposta al quesito di Paolo dunque è: Luigi era più piemontese che ligure
 
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MrVecchiofan
view post Posted on 7/12/2011, 23:24




D’altra parte, non solo biograficamente, ma anche culturalmente, Tenco è ligure d’adozione. Altrove abbiamo già rilevato che l’asciuttezza e l’essenzialità sono caratteri comuni alla “scuola genovese” (soprattutto ai cantautori della prima generazione). Si può discutere se ciò abbia a che fare con la proverbiale parsimonia del temperamento ligure, sia nel “risparmiare” sulle parole e sui mezzi espressivi che nel “trattenere” le emozioni. Ma, in ogni caso, l’asciuttezza ed essenzialità dei primi cantautori genovesi ha sicuramente a che fare con la linea della grande poesia ligure del ‘900 (da Sbarbàro a Montale a Caproni): una poesia che, per un verso, rifiuta radicalmente la retorica e le cadute nel patetismo e nel sentimentalismo; e che, per l’altro, si caratterizza sia per la sua profonda genuinità autobiografico-esistenziale (specie in Sbarbàro, purtroppo poco noto e poco letto, ma autentico “padre nobile” della poesia ligure del ‘900, incluso Montale) che per l’espressione “scabra ed essenziale” (più aspra e “rocciosa” in Montale, più ricercata e preziosa in Caproni).
Così, per esempio, il feeling e l’affinità tra Gino Paoli e Giorgio Caproni sono stati dichiarati esplicitamente dal primo. Basti scorrere i versi di “Venere” di Caproni per ritrovarvi le atmosfere erotico-marine di “Sapore di sale” e, perché no?, di “Quasi sera”:

Venere

Dal fondo delle odorose
scogliere, al refrigerio
limpido del bel colore
marino, tu sorti accese
d’opaco lume le tenere
carni. E con trine
e con marmi
candidi e con sorrisi
di spume labili, doni
fatuo alle brezze un gioco
di prime voglie: sapori
casti di sale ai labbri
che tentano già i tuoi pii errori.

Meno dichiarati e risaputi (o forse soltanto frutto di una mia ipotesi) sono il feeling e le affinità tra Luigi Tenco e Camillo Sbarbàro. Eppure, i seguenti versi, tratti da “Taci, anima stanca…”, dànno da pensare:

Non ci stupiremmo,
non è vero, mia anima, se il cuore
si fermasse, sospeso se ci fosse
il fiato...
Invece camminiamo,
camminiamo io e te come sonnambuli.
E gli alberi son alberi, le case
sono case, le donne
che passano son donne, e tutto è quello
che è, soltanto quel che è.

Non sembra anche a voi di ritrovarvi le atmosfere di “Un giorno dopo l’altro”?

Un giorno dopo l’altro,
il tempo se ne va:
le strade sempre uguali,
le stesse case…

Un giorno dopo l’altro
e tutto è come prima:
un passo dopo l’altro,
la stessa vita…

Ora, si tratterà anche di semplici suggestioni e segrete corrispondenze, ma Camillo Sbarbàro era originario di Santa Margherita Ligure, a quattro passi dai luoghi tenchiani (Recco, Nervi, Camogli), anche se trascorse la giovinezza a Savona, per poi stabilirsi definitivamente a Genova. Mi sembra perciò inverosimile che Tenco non conoscesse l’opera poetica di Sbarbàro. Intendiamoci però: non sto parlando di plagi o influenze, come si intendono comunemente, bensì di una comune sensibilità legata anche ai luoghi. Combinazione, Sbarbàro nacque esattamente 50 anni prima di Luigi (Santa Margherita Ligure, 12 gennaio 1888) e morì pochi mesi dopo (Savona, 31 ottobre 1967)!
A tali suggestioni poetiche e letterarie, naturalmente, va aggiunto il fatto che, a Genova (o forse in tutta la Liguria?), l’educazione e l’applicazione alla musica (o, meglio ancora, al legame tra musica e poesia) deve essere certo più diffusa e inveterata che nel resto del Paese, tant’è vero che lo stesso Montale era baritono ed esperto di lirica e che, per restare in ambito cantautorale, una volta Ivano Fossati dichiarò che “a Genova si suona in ogni cantina”. E, per finire (almeno per il momento), non va trascurata la vicinanza col confine e con lo “spirito” francesi, che, come si sa, ebbero anch’essi un loro peso sulla prima leva dei “genovesi”…

È vero però che, di questo passo, gli intrecci potrebbero diventare infiniti: così, per esempio, c’è anche un segreto legame tra Livorno e Genova (Caproni e Ciampi erano nativi di Livorno, ma liguri di adozione), su cui potrebbe dirci qualcosa di più, per esperienza vissuta, il nostro amico Ilmioregno. E, a giudicare dalle numerose iniziative tenchiane in Sardegna, sembra anche di cogliere un legame tra Alghero e Genova, su cui potrebbero dirci qualcosa di più sia Gully che Paolo59.
 
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view post Posted on 8/12/2011, 05:38
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Visto che mi si stuzzica sull'argomento dirò due cose anch'io.
Fra la poesia del mio concittadino Caproni e quella di Sbarbàro (sai che non avevo mai fatto caso all'accentazione sul cognome e continuavo a volgarizzarlo con spirito labronico?) preferisco mille volte di più quella di quest'ultimo perchè la trovo più prosaica, meno ermetica, più nello stile di Luigi.
Alle tue considerazioni che trovo pertinenti e giuste specie se riferite alla seconda parte della poesia ne aggiungo altre che invece si rifanno alla prima parte.
Il concetto di trovare "possibile" una situazione che per altri potrebbe sembrare inverosimile quale,con il fiato sospeso e con il cuore che ferma la sua azione "invece" camminare mi rimanda al fin troppo chiacchierato verso di Luigi "mi sono innamorato di te, perchè non avevo niente da fare".
Cioè, ciò che per altri può sembrare strano per Luigi (o Sbarbàro) è del tutto normale. Ma siccome non voglio sembrare troppo generico nell'avvicinare Luigi a Sbarbàro solo per la considerazione fatta su di una frase provo ad accostarmi di più e analizzo, come prosegue, parola per parola.
Va da sé che iniziando proprio con un "NON" la poesia si pone nella falsariga della contestazione sempre cara a Luigi anche per gli aspetti legati all'amore (es. tu NON hai capito niente).
E proseguendo con l'intercalare "NON E' VERO" ....lascio solo immaginare se non vi sia alcun richiamo.
Ma ciò che più mi stimola è vedere come prosegue.
"Invece camminiamo,
camminiamo io e te come sonnambuli"
INVECE ="Invece di osservare, come si muove"
CAMMINIAMO ="Cammina, cammina" (di Tenco-Fontana-Pes)
IO E TE ="il cielo e noi, gli alberi e noi, mille favole per noi..."
COME SONNAMBULI" = "cfr. NON SVEGLIARTI MAI di Tenco ma anche da IL MONDO GIRA "Adesso svegliati...etc.".
Di Piero, altro livornese su cui mi si stuzzica dirò solo che non era certo un ligure di adozione. No, Piero non era per niente ligure anche se ha dormito da Paoli o da Luigi o dal suo commilitone Franz Reverberi.
Piero è nato livornese, ha fatto a cazzotti (pugni) sul porto di Livorno, ed il suo animo profondamente labronico se lo è portato a giro per tutto il mondo, in Francia (LITALIANO), in Calabria (TRENO DEL SUD) a Milano (AUTUNNO A MILANO) e poi in Irlanda, in Svezia (dove tirò anche una fregatura a Luigi), in Germania (se non ricordo male ne parla Luigi in una delle prime lettere a "Valeria" di quelle mai pubblicate).
Ma "qui si parla di Luigi" ed io preferisco non uscire dal binario,

 
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Paolo 59
view post Posted on 8/12/2011, 08:23




Interessantissime e utilissime (egoisticamente parlando, nel senso che ne faccio tesoro) le vostre osservazioni.
A Vecfan rispondo che la Sardegna, esposta ai "venti" e alle invasioni, è stata colonizzata dagli Spagnoli e anche dai Genovesi. Questi ultimi, per loro cultura e tradizione, facevano commercio con le loro caratteristiche barche (devo dire così ben descritte da Mario Dentone nel suo romanzo "Il padrone delle onde"). La sardegna era meta di questi viaggi, e Alghero in particolare. A cavallo tra l'800 e il 900 , tra questi commercianti o comunque venditori di mercanzie, vi giunse il mio bisnonno, originario di Alassio, che ad Alghero era soprannominato "Miseria" , soprannome che, mi dicono, sia molto diffuso a Genova. Oltre a lui altre famiglie vi giunsero, per lo più imparentate tra loro. Così come vi giunsero anche i pescatori di corallo di Torre del Greco, e gli "ambulanti" napoletani. Io sono mezzo ligure per parte di madre (nonna) e napoletano per parte di padre(sempre nonna); più "sardo" per via dei nonni. Insomma, un bastardo autentico! Dimenticavo di dire che Alghero venne fondata dalla famiglia Genovese dei Doria, prima di essere colonizzata dai Catalani.
Dunque il legame della mia terra con la liguria è reale e provato.
Ma, tornando alle vostre osservazioni, giustamente vertono soprattutto sul piano letterario e artistico: andate cioè a scavare nella produzione di Luigi per ricercare e trovare nessi, riferimenti, anche spiegazioni.
La mia domanda iniziale, <più Piemontese o Ligure> era invece dettata da curiosità personale più che letteraria.Cioè, non solo esaminando la sua opera, ma le sua personalità, il suo carattere, il suo modo di pensare ma SOPRATTUTTO di rapportarsi , Luigi era più Ligure o Piemontese? Ovvio che tale curiosità nasce dal fatto che , in casa, ho avuto in mia nonna (ma, per alcuni versi, anche in mia madre) un piccolo spaccato di mentalità, o forse modo di ragionare o forma di educazione che, se vogliamo, potrei ricollegare a genova o comunque alla liguria. Forma mentis che non si traduceva tanto nella famosa vocazione alla parsimonia e al risparmio (anzi...) quanto nel modo di rapportarsi: amorevole e generoso con chi gli andava a genio, ma chiuso e riservato con altri.Bianco o nero, insomma.
Da qui la mia curiosità sulla personalità di Luigi, su quanto ci fosse di ligure in lui.
Ovviamente basandoci anche sulle non poche testimonianze di chi lo ha conosciuto e frequantato, conoscenze nelle quali Il mio Regno dovrebbe essere maestro.E vecfan lo dovrebbe essere per deformazione professionale.
 
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MrVecchiofan
view post Posted on 8/12/2011, 13:51




Anche se lo spunto di partenza era personale e, per così dire, “minimalista”, le considerazioni che abbiamo fin qui sviluppato, e che si sono andate allargando come cerchi nell’acqua, mi sembrano del tutto fondate. A conferma, vorrei riportare un altro paio di “chicche”, sempre centrate sui rapporti Liguria-Sbarbàro-cantautori (specie Tenco).
1) Ecco la prima: un breve ma pregnante articolo di una certa Fausta Samaritani (ma guardate un po’ quanti vecchi fans sconosciuti che ci sono giro!), tratto da www.repubblicaletterarie.net:
«(…) Camillo Sbarbaro raccoglieva frantumi di idee che sezionava ed esprimeva in un linguaggio spoglio; avvertiva un fluire di apparenze, estraniate e staccate da sé; collezionava paesaggi scabri, astratti, inabitabili, fuori del tempo, confortato da un velo di ironia. Le sue intuizioni maturavano lentamente, covate in silenzio, nella sua solitudine di adolescente invecchiato senza diventare adulto [diamine, ma pochi giorni fa, con Balans, si stava parlando proprio di questo, citando un famoso brano di Jacques Brel! (N. d. R.)]. Rifiniva con cura le frasi e la punteggiatura; in uno sforzo di sintesi estrema riduceva la sintassi, come se lo scopo ultimo fosse una definizione esatta, quasi scientifica, e non una pagina letteraria.
La breve consolazione del verso di Camillo Sbarbaro incantò Eugenio Montale che gli dedicò "Ossi di seppia". La frantumazione, la polverizzazione delle cose, l’occhio dello scrittore come specchio di schegge deformate, con un salto generazionale, approdò dentro le pagine di Italo Calvino.
L’arco della Liguria, che ripara dai venti del Nord, accoglie le brezze che arrivano dai quadranti meridionali. Sembra che questa circolazione di aria metta le ali anche alla letteratura: Camillo Sbarbaro, Eugenio Montale, Italo Calvino, Giorgio Caproni, un ligure per elezione. Identica leggerezza si ritrova nella musica ever green: Tenco, Paoli, De André. Ha scritto Caproni: “I miei versi sono nati in simbiosi con il vento”.»
2) Come seconda “chicca”, invece, vorrei riportare per intero una lunga e complessa poesia dello stesso Sbarbàro, risalente al 1922, in cui si delinea per intero la Liguria come “paesaggio interiore”, “paesaggio dell’anima”, da cui tutti i nomi che abbiamo fin qui citato hanno successivamente preso qualcosa, da Montale a Tenco. Per di più, tale omaggio alla Liguria, “scarsa lingua di terra che orla il mare”, "ara di pietra tra cielo e mare", sembra ancor più doveroso in questo momento, dopo i recenti disastri alluvionali:

Scarsa lingua di terra che orla il mare

Scarsa lingua di terra che orla il mare,
chiude la schiena arida dei monti;
scavata da improvvisi fiumi; morsa
dal sale come anello d’ancoraggio;
percossa dalla fersa; combattuta
dai venti che ti recano dal largo
l’alghe e le procellarie
– ara di pietra sei, tra cielo e mare
levata, dove brucia la canicola
aromi di selvagge erbe.
Liguria,
l’immagine di te sempre nel cuore,
mia terra, porterò, come chi parte
il rozzo scapolare che gli appese
lagrimando la madre.
Ovunque fui
nelle contrade grasse dove l’erba
simula il mare; nelle dolci terre
dove si sfa di tenerezza il cielo
su gli attoniti occhi dei canali
e van femmine molli bilanciando
secchi d’oro sull’omero – dovunque,
mi trapassò di gioia il tuo pensato
aspetto.

Quanto ti camminai ragazzo! Ad ogni
svolto che mi scopriva nuova terra,
in me balzava il cuore di Caboto
il dì che dal malcerto legno scorse
sul mare pieno di meraviglioso
nascere il Capo.

Bocconi mi buttai sui tuoi fonti,
con l’anima e i ginocchi proni, a bere.
Comunicai di te con la farina
della spiga che ti inazzurra i colli,
dimenata e stampata sulla madia,
condita dall’olivo lento, fatta
sapida dal basilico che cresce
nella tegghia e profuma le tue case.
Nei porti delle tue città cercai,
nei fungai delle tue case, l’amore,
nelle fessure dei tuoi vichi.
Bevvi
alla frasca ove sosta il carrettiere,
nella cantina mucida, dal gotto
massiccio, nel cristallo
tolto dalla credenza, il tuo vin aspro
– per mangiare di te, bere di te,
mescolare alla tua vita la mia
caduca.
Marchio d’amore nella carne, varia
come il tuo cielo ebbi da te l’anima,
Liguria, che hai d’inverno
cieli teneri come a primavera.
Brilla tra i fili della pioggia il sole,
bella che ridi
e d’improvviso in lagrime ti sciogli.
Da pause di tepido ingannate,
s’aprono violette frettolose
sulle prode che non profumeranno.

Le petraie ventose dei tuoi monti,
l’ossame dei tuoi greti;
il tuo mare se vi trascina il sole
lo strascico che abbaglia o vi saltella
una manciata fredda di zecchini
le notti che si chiamano le barche;
i tuoi docili clivi, tocchi d’ombra
dall’oliveto pallido, canizie
benedicente a questa atroce terra:
– aspri o soavi, effimeri od eterni,
sei tu, terra, e il tuo mare, i soli volti
che s’affacciano al mio cuore deserto.

Io pagano al tuo nume sacrerei,
Liguria, se campassi della rete,
rosse triglie nell’alga boccheggianti;
o la spalliera di limoni al sole,
avessi l’orto; il testo di garofani,
non altro avessi:
i beni che tu doni ti offrirei.
L’ultimo remo, vecchio marinaio
t’appenderei.

Ché non giovano, a dir di te, parole:
il grido del gabbiano nella schiuma
la collera del mare sugli scogli
è il solo canto che s’accorda a te.
Fossi al tuo sole zolla che germoglia
il filuzzo dell’erba. Fossi pino
abbrancato al tuo tufo, cui nel crine
passa la mano ruvida aquilone.
Grappolo mi cocessi sui tuoi sassi.

Anche in tal caso, che dire di questa Liguria sospesa tra cielo e mare e di quelle immagini di Caboto che parte all’esplorazione del mondo? Anche a voi non torna in mente “La nave ha già lasciato il porto / e dalla riva sembra un punto lontano…” di “Un giorno dopo l’altro”?
 
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Balans21
view post Posted on 8/12/2011, 17:03




La vostra discussione è molto interessante, in questo periodo non sono in grado di parteciparvi attivamente per motivi di tempo. Deregibus, qualche anno fa, a Ricaldone propose una discussione "TENCONTE" (o qualcosa del genere) dove si proponeva una discussione su Tenco e Conte e capire se Luigi fosse più artista di terra o di mare... (Piemonte o Liguria). Se la mettiamo sul campo poetico penso prevalga in Tenco l’uomo di mare (la libertà, la ricerca dell’isola…), se invece parliamo del carattere e del metodo di lavoro (sobrietà, essenzialità...) credo prevalga l’uomo di terra. Cari amici, se i francesi sono definiti i cugini degli italiani, ritengo che piemontesi e liguri possano tranquillamente essere definiti fratelli. Credo che Luigi abbia spianato le montagne e sia una precisa sintesi della somma di entrambi. In fondo la distanza è piccola e lo “sdradone” (di stile pavesiano) che passa a Cassine fuori dalla casa nativa di Tenco porta a Genova... Cesare Pavese nel suo stupendo "La Luna e i Falò" ci rivelò molto bene il carattere e le abitudini di quella gente, chiarisce anche il collegamento tra langhe e mare (anche Ivano Fossati in una sua bella canzone cita lo sbocco verso il mare). Sono quasi sempre i piemontesi che scavalcano il Turchino e migrano in Liguria, alcuni per restarci altri per salpare verso un sogno di libertà (l’America). Il mare, da Luigi, viene sempre descritto come un immenso e spazio di libertà: "La nave ha già lasciato il porto e dalla riva sembra un punto lontano; qualcuno anche questa sera torna deluso a casa piano piano". Ma anche in : "Una vita inutile vivrai , se non farai di te quel che vuoi; mi disse un uomo, guardando il mare; una vita inutile vivrai...". La libertà viene identificata in uno spazio invisibile, oltre un monte, dietro l’orizzonte… dove si possono sognare luoghi mitici che non rispettano neppure le leggi della fisica: “… a sognare le valli lontane dove il sole raggiunge la luna e le parla d’amore…”. Oppure salpare verso isole “Io vorrei essere là nella mia verde isola, ad inventare un mondo fatto di soli amici…”. ciao
 
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Paolo 59
view post Posted on 9/12/2011, 09:09




Mi piace che Balans si sia sintonizzato maggiormente sulla mia domanda di partenza.
Grazie comunque a tutti, le osservazioni e le citazioni arricchiscono chi, come me, non conosce ad esempio Sbarbaro, e mi aiutano a completare l'opera di Luigi. Anche se mi sarebbe piaciuto tentare di approfondire gli aspetti caratteriali, sebbene capisco che impostare un discorso sul carattere e sui comportamenti di Luigi nella vita "vissuta", e sul suo modo di rapportarsi con il prossimo possa ad alcuni apparire retorico. Considerato che qui ci sono le persone giuste , sia per conoscenze professionali che dell'universo tenchiano,la cosa mi incuriosiva.
 
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Balans21
view post Posted on 9/12/2011, 14:50




Per conoscere meglio Luigi, come uomo, dovremmo avere più informazioni anche sui suoi gusti privati. Personalmente non conosco molto quest’aspetto. Mi sono sempre impegnato a studiare le sue opere, approfondendo così il suo lato artistico; mentre dal lato umano ho sempre cercato di capire meglio quali fossero state le cause della sua precoce dipartita. Non mi sono mai occupato di quest’aspetto che ritengo però molto importante (non certamente per fare del gossip) per farci conoscere in modo tutto tondo Luigi Tenco. Credo che per fare questa operazione dovremmo scambiarci almeno le info che già conosciamo, insomma, sapere di più dei suoi gusti personali legati al vivere quotidiano (e magari cercare di trovarne altre fuori dalla nostra cerchia). Vi sottopongo alcune domande in questa direzione, domande che voi potete naturalmente ampliare…

Quali erano i suoi piatti preferiti? Amava di più la carne o il pesce? Qual era la sua frutta preferita? E la verdura? Amava i dolci? Vino bianco o rosso? Di che vitigno? Amava la birra? Tra i superalcolici quali preferiva? Che marca di sigarette fumava? Masticava gomma americana? Succhiava caramelle? Che cosa pensava della pipa e dei sigari? Ha mai praticato attivamente dello sport? Quale sport seguiva? Leggeva i giornali sportivi? Giocava la schedina del totocalcio? Al Lotto? Il suo quotidiano preferito? Amava il giardinaggio? Di chi era tifoso o di quale squadra? Quali erano i suoi hobby? Amava l’elettronica? Era intrigato dalla psichiatria? Che cosa amava in particolare nella scienza: fisica, matematica…? Il suo filosofo preferito? Il libro più amato? Il film più amato? La canzone preferita? Amava la musica classica? L’opera? Il teatro? Il suoi attori preferiti? I suoi miti politici? Il gioco domestico più praticato? Il gioco da bar più giocato? Il gioco da cortile o da strada più praticato? Aveva delle manie, fobie, complessi…? Amava particolarmente qualche capo di vestiario? Aveva una bicicletta? Una moto? Una barca? Gli piaceva viaggiare in treno? Ha mai viaggiato in elicottero? Amava viaggiare in aereo? Che tipo d’auto prediligeva? Amava alloggiare in albergo? Era uno stanziale o un nomade? Che rapporto aveva con le armi? In amore era monogamo? Il sesso? Quanto era narciso? Quanta autostima? Aveva gusti particolari rispetto ad accessori come: orologi, occhiali, cinture, accendini, fiammiferi, porta soldi, portachiavi, anelli, braccialetti, monili vari…? Credeva al malocchio? Credeva nella magia? Nel trascendentale? Che rapporto aveva con la morte? Andava ai funerali? Era uno puntuale o ritardatario? Amava parlare al telefono? Qual era il suo colore preferito? I suoi numeri preferiti? Amava più il giorno o la notte? Aveva paura del tuono? Che rapporto aveva con gli animali? Giocava con i bambini? Era più parsimonioso o spendaccione? Era generoso? Amava viaggiare? Era un dormiglione? Soffriva d’insonnia? Dormiva al buio o con la luce accesa? Nel parlare usava abitualmente un intercalare? Imprecava? Qual era il mezzo di trasporto che preferiva? Preferiva il caldo o il freddo? L suo profumo preferito? il fiore che gli piaceva di più?Amava prendere il sole al mare? Era un buon camminatore in montagna o nel bosco? Camminava sul bagnasciuga? Era un poco ipocondriaco o non badava alla sua salute? Dopo mamma Teresa e la Resistenza cosa metteva al terzo posto? Parlava il bialetto ligure o piemontese? parlava Inglese? Francese? Spagnolo? Andate avanti voi….


Alcune risposte a queste domande credo di conoscerle, di altre non ne so proprio nulla. Se ritenete che anche queste informazioni possano essere utili per capire meglio il personaggio Luigi Tenco e individuare se era più uomo di terra o di mare discutiamone… Sicuramente Massimo avrà già tante risposte alle mie domanda, quelle di cui non ha informazione potrebbe girarle agli amici stretti di Luigi con cui intrattiene buoni rapporti. Facciamo tutti i “compitini”… ciao e grazie!

Edited by Balans21 - 9/12/2011, 15:00
 
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Paolo 59
view post Posted on 9/12/2011, 14:59




Onestamente mi sento in imbarazzo e credo di essere stato frainteso.
Preferisco ritirarmi in buon'ordine.
 
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MrVecchiofan
view post Posted on 9/12/2011, 16:45




... Ed io, arrogandomi il diritto di fare da arbitro, fischio ad entrambi un fallo di musoneria!
Al tempo, al tempo, ragazzi! Forse il quesito di Paolo, riguardante aspetti più personali della vita e della personalità di Tenco, erano rivolti più a me che ad altri. Ma il fatto è che anch'io sono a corto di informazioni riguardanti aspetti più "privati" della biografia e dei comportamenti di Luigi (sui quali però credo che pochi, in tutto il Paese, siano documentati quanto Ilmioregno): tante cose mi limito a dedurle. E non è detto neppure che si tratti di deduzioni esatte.
Anche a me, per esempio, piacerebbe sapere qualcosa di più del suo privato nei confronti del padre illegittimo (e, quindi, del suo sentirsi in prima persona e/o sentirsi trattato come un "bastardo"): ciò ha sicuramente condizionato, ab origine , il suo doloroso sentimento del vivere, ma non saprei dirlo con certezza, né saprei dire fino a che punto ciò abbia pesato sulla sua arte; tutt'al più, avrà avuto un peso sul suo essere un "uomo contro", un antagonista (a pelle, prima ancora che di testa!), così come sul suo bisogno di affermazione e, quindi, di riscatto sociale, questo sì! D'altra parte, non vi insisterei troppo, rendendomi conto che, con questo e almeno per il momento, ci si addentra in un terreno "off-limits".
Con tutto questo però, mi sembra che l'aver colto a pretesto il quesito di Paolo, ci abbia consentito di riflettere e di offrire, ai nostri visitatori eventualmente interessati, uno "spaccato" di idee, di sensibilità, di comportamenti o, come dicono i tedeschi, di "spirito del tempo", entro cui è cresciuto Luigi e da cui ha preso le mosse la sua arte. Embé? Così non va bene lo stesso?
... E ora, dopo aver fischiato e fermato il gioco per qualche minuto, penso che si possa riprenderlo, no? Ciaooo!

P. S. Piuttosto, è da un po' che non si fanno sentire Gully e Faustonet. Non sarebbe il caso di sentire anche il loro parere? Quanto a Gully, ho già lanciato la "provocazione" sui possibili legami tra Alghero e Genova (a cui peraltro ha già dato una risposta esauriente Paolo): quanto a Faustonet, se non è troppo impegnato col pargolo, lo si potrebbe sempre "provocare" chiedendogli qualcosa di più sui possibili legami tra Napoli e Genova (ci sono anche lì, ci sono anche lì, ne sono sicuro!), città portuali e musicali entrambe!
 
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Balans21
view post Posted on 9/12/2011, 22:54




Caro Paolo, io non scherzavo! Credo veramente che se qualcuno ci fornisse delle risposte alle mie domande avremmo l'opportunità di conoscere meglio il "nostro". Conoscere le abitudini private di una persona aiuta sicuramente a decodificare meglio anche i comportamenti lavorativi o artistici. Vecfan chiedeva della paternità di Luigi... Da pochi anni è di dominio pubblico che Luigi fosse un "bastardo". Era solo un segreto di pulcinella, infatti, quando andai a Ricaldone tutti sapevano e mi raccontarono diversi particolari. Come sostiene Vecfan scoprire di essere un "bastardo" può cambiarti il caratte, elemento che poi si riverserà ache sulla sua produzione artistica. Credo che la conoscenza di questo elemento possa aiutarci comprendere meglio Luigi (anche se la divulgazione del fatto è stata molto criticata...). Sul padre biologico di Luigi posso riportare qualche piccolo elemento: famiglia originaria di Maranzana, famoso avvocato giuslavorista in Torino, partecipò attivamente alla resistenza con Giustizia e Libertà insieme a Giorgio Bocca (nell'acquense), appassionato cacciatore e amante del gioco della palla elastica, possedeva diversi cani da caccia... Era un uomo molto più giovane di Teresa e negli ultimi anni si era parzialmente riappacificato con Luigi. Ciao

Edited by Balans21 - 9/12/2011, 23:10
 
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