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| Una volta mi è capitato di segnalare a Ada Montellanico, mentre stava cantando sul palco del piccolo teatro di Ricaldone, che un brano che lei ci stava proponendo come se fosse di Luigi in realtà era stato scritto da Gino Paoli. In quella occasione c'era anche Enrico De Angelis che confermò, dalla prima fila, la bontà di quanto stavo sostenendo. Si trattava, in quel caso, di "Volevo averti per me". La brava Ada, in realtà, non aveva colpa, perché in un vinile a 33 giri di Luigi (pubblicato postumo) era stato riportato sotto al titolo di questo brano il nome di Luigi come autore. E dunque lei aveva preso per buona quella segnalazione. Anche Mario Dentone, che Gulliveriana ha potuto conoscere ed apprezzare dal vivo e che sà quanto sia legato alla figura di Luigi, nel pubblicare un libro su Tenco ha fornito una indicazione errata attribuendo a Luigi alcune poesie che invece di Luigi non erano. Ed anche il bravo Mario non aveva poi tutti i torti in quanto queste poesie erano state trascritte da Luigi di cui riconosceva la grafia, erano state trovate alla "torre" ed erano, a quel tempo, inedite. Le mie perplessità su alcuni inediti nascono dalla "cautela" che preferisco avere quando, nei concetti o nell'utilizzo anche delle singole parole, non riconosco la penna di Luigi. Per questo ho prima segnalato che la splendida "Te ne andrai domani" merita attenzione e approfondimento. In questa poesia io riconosco lo stile di Luigi. La sua maniera di "fermare un momento che vola", i concetti che altre volte gli ho sentito esprimere. Un Luigi che parla di fate e di regine o di sogni o di speranze o di abitudini lo riconosco, un Luigi che parla di Ninfe invece mi invita ad usare cautela, considerando anche che potrebbe aver trascritto roba di altri.
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